Il progetto rispetta il paesaggio?

Il progetto che ti hanno presentato ti piace e ti sembra rispetti le tue necessità e i tuoi gusti; hai trovato anche un buon finanziamento per realizzarlo e non vedi l’ora che l’impresa possa iniziare i lavori. Ma il permesso dal Comune non arriva perché è sorto un problema che non era stato preso in considerazione: l’edificio non si integra con il contesto ambientale e paesaggistico!

Nella mia attività di Responsabile dell’Ufficio Autorizzazioni Paesaggistiche di un Comune interamente vincolato ne vedo diversi e tocco con mano il grande disagio di chi ha sostenuto dei costi, magari ha sottoscritto un preliminare di compravendita, e si trova a dover cambiare anche sostanzialmente quello che oramai si era immaginato. Questo “non risultato” e i suoi costi ricadono ovviamente sul committente ma anche sui tecnici e la collettività.

Molti professionisti incaricati per elaborare il progetto conoscono regole e formule, massimi e minimi, materiali e tecnologie d’avanguardia; sono tecnici che conoscono “cosa” e spesso “come” costruire. Mentre l’Architetto Paesaggista grazie alla sua sensibilità, specie quando affinata e consolidata dall’esperienza, sa anche leggere e capire il “dove” riconoscendone il “genius loci”. «Si può dire che i significati radunati dal luogo costituiscono il suo Genius Loci» (Christian Norberg-Schulz).

Vivo quotidianamente la mia professione di architetto cercando di far comprendere quanto incida su ogni singolo progetto il Valore del Paesaggio; questo valore è un bene comune, privo di temporalità, e quindi prevalente rispetto a quello dell’edificio da costruire, bene di pochi e contestualizzato nel tempo.

Ho vissuto i miei primi 30 anni a Roma, una città che offre un concentrato di esperienze culturali che mi hanno portato ad amare, voler conoscere, studiare e fare Architettura. Man mano che andavo avanti mi sono reso conto che fare Architettura non è solo costruire, per quanto in maniera valida e duratura, ma come questa costruzione diventi una parte integrante e partecipe del luogo dove si trova senza imporsi con la sua presenza. Il Colosseo, il Pantheon, le Terme di Caracalla sono capolavori di Architettura perché costituiscono sin dalla loro realizzazione il cuore e l’anima del luogo chiamato Roma.

Qualche anno fa sono stato in Egitto ed ho rivissuto la stessa sensazione di chi legge e riconosce che le Piramidi appartengono a quel luogo come le loro Steli celebrative; rivederle anche a Roma mi ha fatto capire che il tentativo di suscitare quelle stesse sensazioni ed emozioni di armonia non funzionava in altri luoghi. Provate a pensare quanto sarebbe inappropriato inserire la Rocca Albornoziana in un altro luogo, per quanto speciale, come Milano o Palermo!   

Vivendo in Umbria ho capito meglio l’altra parte del concetto di fare Architettura, quella fortemente legata ed integrata con il Paesaggio naturale, altrettanto ricco di connotazioni caratteristiche e culturali di un luogo come lo è stato per me Roma. Il Paesaggio naturale è un elemento con la propria identità, qualificante della vita per chiunque lo sappia riconoscere, ed ha la spiccata capacità di migliorare la percezione di ciò che esiste intorno a noi quando ce ne sentiamo parte.

Elaborando un progetto che rimodelli un edificio esistente o ne preveda di nuovo, si deve tener conto del luogo dove andiamo ad intervenire perché porta con sé quelle tradizioni locali, tecniche costruttive ed uso di materiali che lo identificano a tutti gli effetti come bene comune. In Italia il “Valore Paesaggio” è riconosciuto dalla Costituzione, viene citato e tutelato in più forme dalle leggi nazionali, regionali e dai regolamenti comunali. Eppure la figura professionale dell’architetto paesaggista viene poco ricercata e utilizzata se non quando il progetto riguarda spazi verdi di grandi dimensioni o con specifiche tematiche naturalistiche.

L’aspetto paesaggistico non può essere considerato solo in questi casi perchè è tutt’uno con l’intervento col quale si chiede di edificare, o ristrutturare, in un determinato luogo, anche con interventi così detti minori ma sempre da valutare paesaggisticamente, pena il rigetto della pratica presentata.

Può sembrare impossibile per i non addetti ai lavori che la modifica delle aperture di un edificio, l’inserimento di un portico, l’aggiunta di un piccolo locale tecnico vengano ostacolati per motivi paesaggistici, ma non è così. Il D.P.R. 31/2017 ha individuato alcuni di questi interventi come “minori” ma solo a determinate condizioni, lasciando al tecnico di turno il compito di valutare il tipo di procedimento da seguire che, se sbagliato riporta al punto di partenza.

Elaborare un progetto ben integrato nell’ambiente significa fare un progetto per quell’ambiente, così come deve essere fatto per la persona che lo utilizzerà. In un contesto agricolo si devono usare alcune tipologie di tetto diverse da quelli della montagna o di un centro urbano. Andrà rispettata la composizione degli aggregati rurali piuttosto che l’allineamento urbano. I materiali saranno semplici e naturali con qualche possibile concessione per evidenziare la natura recente dell’intervento. I rapporti tra i vari elementi compositivi devono essere coerenti con le destinazioni d’uso. E così via.

L’Architetto paesaggista è un tecnico che sa rispettare tanto la persona destinataria del bene che il luogo dove andrà a collocarsi, indipendentemente dalla sua dimensione e valore. Questo può accadere solo quando il progetto è in grado di garantire il rispetto della loro cultura, della loro storia e di ciò che li distingue: in altre parole della loro identità.

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Avvalersi della specifica professionalità capace di comprendere il Paesaggio come uno degli elementi del progetto, equivale ad assicurarsi la piena godibilità estetica e culturale dell’edificio progettato per dialogare con il luogo dove si va ad inserire e con la personalità di chi lo andrà ad abitare, evitando il rischio di ritrovarsi con disegni ed immagini che sono destinati a far parte dei progetti non realizzati.